Nel corso degli ultimi anni una crescente attenzione verso le condizioni climatiche del nostro Pianeta ha portato allo sviluppo di iniziative volte a sensibilizzare cittadini e aziende a un approccio più consapevole e rispettoso dell’ecosistema.
La sostenibilità ambientale va considerata come una delle principali sfide per i player operanti in tutti i settori. Essi hanno il dovere di intervenire con azioni mirate di contenimento e correzione degli impatti negativi, che scaturiscono dalle attività di ciascuna azienda.
Digital Payments e innovazione tecnologica
L’innovazione tecnologica apre opportunità e possibilità di sviluppo applicabili ai più disparati ambiti operativi, come ad esempio quello relativo ai Digital Payments, che spesso si annoverano erroneamente tra gli invisibili e gli insospettabili e che, al contrario, proprio per la complessità delle transazioni coinvolte, sono causa di un impatto ambientale non trascurabile.
Grazie a uno studio pubblicato nel 2017 dalla Dutch National Bank (DNB), è stato possibile suddividere in tre gruppi le principali componenti di un pagamento tramite carta, al fine di illustrare la percentuale dell’impatto ambientale di ciascuna di esse rispetto all’intero ciclo di transazione. Sorprende come l’energia consumata dai data center e per la produzione delle carte ottenute soprattutto da PVC rappresenti soltanto una piccola parte degli impatti totali (rispettivamente il 10% e il 15%).
A destare preoccupazione sono invece le conseguenze che i dispositivi POS hanno sull’ambiente, sia da un punto vista di consumi energetici (27%) che di materiali costruttivi (37%).
Secondo una ricerca condotta da Mastercard, ogni anno vengono prodotte circa 6 milioni di carte di pagamento in tutto il mondo, che hanno in media una vita utile di 3/4 anni e contribuiscono all’aumento di 5,7 milioni di tonnellate di plastica in più in discarica. In linea con la crescente attenzione ambientale, molti player che operano nell’industria dei pagamenti iniziano a produrre carte che limitino l’utilizzo di materie plastiche monouso a beneficio di materiali biodegradabili; si avvalgono, inoltre, di fornitori che non solo utilizzano prodotti sostenibili ma che includono all’interno dei propri processi aziendali i criteri ESG, rivolgendo particolare attenzione ai fattori legati all’Environment.
Svolte strategiche per ridurre gli effetti dell’utilizzo di materie plastiche monouso sull’ecosistema
Una volta identificate le aree di maggior impatto, la questione chiave è comprendere quali azioni possano essere intraprese per ridurre gli effetti che la catena dei pagamenti digitali riflette sull’ecosistema.
Parallelamente a scelte ecosostenibili da un punto di vista materiale, esistono soluzioni di pagamento sempre più innovative, che potrebbero rappresentare una svolta strategica sulla quale investire. È il caso, ad esempio, del SoftPOS, un sistema che consente di accettare transazioni in modalità contactless, digital wallet e Qr-code based attraverso un’applicazione capace di trasformare la maggior parte degli smartphone in terminali di pagamento. Si tratta di un progetto strategico che ha l’ambizione di:
- ridurre la produzione di hardware aggiuntivi e quindi dei consumi energetici necessari sia per la fabbricazione che per il funzionamento;
- evitare la stampa di ricevute, perché condivide la conferma di transazione in formato digitale con merchant e buyer.
Esistono ulteriori proposte che riducono la necessità di dotarsi di dispositivi hardware aggiuntivi e che contribuiscono dunque alla diminuzione degli impatti che l’industria dei pagamenti manifesta sull’ecosistema. Questi sono:
- Device-free payments, ovvero soluzioni che sfruttano la biometria per effettuare addebiti automatici;
- Smart Object Payments, che consentono di acquistare prodotti o servizi mediante elettrodomestici o automobili.
Iniziative green sempre più frequenti nei Digital Payments
Le iniziative green nella sfera dei pagamenti digitali sono sempre più frequenti e non necessariamente legate al processo transazionale.
Numerose aziende promuovono soluzioni per sensibilizzare gli utenti nella fase post-acquisto, attraverso un’applicazione che calcola la carbon footprint di ciascuna spesa. Basandosi sull’importo e la categoria merceologica di ciascun prodotto, si stimano le emissioni di CO2 generate da ogni acquisto e si guidano i consumatori verso uno stile di vita più sano e sostenibile.
Un’analisi completa sui driver che determineranno la svolta green dell’industria dei pagamenti considera anche le piattaforme blockchain e le rispettive criptovalute.
Già dal 2016 diverse banche centrali di tutto il mondo hanno rivolto particolare attenzione alla potenzialità delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger come abilitatrici di una moneta digitale alla quale sono attribuibili le caratteristiche delle criptovalute.
In riferimento alle tecnologie di pagamento innovative, una possibile soluzione scalabile, veloce e rispettosa delle nuove normative in tema antinquinamento, può essere l’adozione di una blockchain a basso impatto ambientale. Norges Bank, la banca centrale norvegese, il 12 Settembre 2022 ha raggiunto un’importante milestone in questo senso: è infatti stata scelta la blockchain Ethereum (ETH) per offrire un’infrastruttura di base per l’emissione e la distribuzione della moneta digitale della banca centrale.
La Norges Bank ha incaricato una società di sviluppo di blockchain per la creazione di un ambiente di test, composto da una UI adatta a:
- interagire con la rete di test di ETH;
- consentire funzioni come la coniazione (minting), la riduzione di quantità di moneta circolante (burning) e il pagamento.
La scelta non casuale di questa blockchain da parte della banca scandinava arriva in concomitanza con l’evento The Merge. Si tratta di un aggiornamento sostanziale, che ha spostato il protocollo di consenso della blockchain da un sistema Proof-of-Work a un sistema Proof-of-Stake; questo la rende meno energivora, più efficiente e più facilmente scalabile, con un risultato atteso che si attesterebbe intorno alle 100.000 Tps (transaction per second).
Proof-of-Work, il meccanismo di consenso precedente, prevedeva la scelta dei nodi validatori in base alla potenza computazionale (dunque hardware) messa a disposizione della rete; questo nuovo protocollo, invece, costringe i nodi validatori (gruppi o singoli utenti), utilizzati per partecipare alla validazione delle transazioni e creazione del nuovo blocco in cambio di una ricompensa, a mettere in staking, quindi a bloccare parte della propria criptovaluta a garanzia della legittimità delle transazioni validate.
Maggiore sarà lo stake del nodo, maggiore sarà la sua probabilità di essere eletto come validatore. Una volta andata a buon fine la creazione del blocco, essa sarà oggetto di verifica da parte degli altri nodi della blockchain. Se dovesse essere riscontrato un errore nella validazione o peggio un tentativo di frode validato, parte dello stake messo a garanzia dal validatore verrà distrutto dalla rete (slashing).
Prima dell’evento The Merge, il consumo energetico di ETH era compreso tra 46,31 terawattora (TWh) all’anno e 93,98 TWh all’anno. Post migrazione, il consumo della blockchain è sceso oltre il 99,9% e continua a mantenere un basso consumo energetico. Di conseguenza, l’impronta di carbonio della rete è attualmente pari a 0,1 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Sebbene l’obiettivo di green industry sia ancora ben lontano, si può dedurre che la consapevolezza nel settore dei pagamenti è in aumento.
I due fattori che determineranno il futuro di ciascuna sfera economica, produttiva, sociale e politica, senza lasciare ad aziende e consumatori possibilità di scelta, sono:
- il cambiamento climatico;
- la crisi energetica.
È quindi necessario avviare su ogni fronte iniziative di collaborazione congiunta, che includano non solo aziende e istituzioni finanziarie, ma anche acquirenti, retailers e autorità locali, con l’obiettivo comune di partecipare attivamente alla salvaguardia dell’ambiente e della comunità.